Conosci i segreti che custodisce il tatuaggio di Noah?

Nonostante le sue vesti cristiane, Noah potrebbe in realtà essere un seguace degli occulti insegnamenti dell’ Ermetismo, una corrente filosofico-religiosa che crede nella prisca theologica: una dottrina che asserisce l’esistenza di un’unica teologia, che attraversi tutte le religioni fondata da Dio all’alba dei tempi. Nonostante rasenti le concezioni monoteistiche, l’Ermetismo crede anche che l’universo sia intriso di  plurime entità quali angeli o elementali. O forse Noah è proprio una di queste entità soprannaturali, che sfuggono alla logica della comprensione umana. L’Ermetismo crede che la saggezza dell’universo sia suddivisa in tre parti: l’alchimia, l’astrologia e la teurgia (l’arte che si serve di azioni ineffabili, affini a quelle magiche, per realizzare un’unione con la divinità e operare in virtù di questo contatto. La trinità così creatasi è simboleggiata dalla Triquetra, simbolo sulla copertina del libro di Noah, alla quale abbiamo dedicato un interessante articolo che vi invitiamo a recuperare cliccando qui se non ci aveste già dato un’occhiata.

Ma veniamo al sodo: cosa rappresenta nello specifico il tatuaggio sulla schiena di Noah? Esso rappresenta il collegamento più lampante con l’Ermetismo: si tratta della Tavola di Smeraldo, un antico testo che esprime l’essenza della materia e il necessario per la creazione della leggendaria pietra filosofale (la quale si collega con la sopracitata alchimia). La Tavola contiene inoltre la frase  “Sic Mundus Creatus Est”, vi fa venire in mente nulla??

Di seguito il testo originale in latino con allegata la traduzione italiana:

« Verum, sine mendacio certum et verissimum, quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione. Pater eius est sol, mater eius luna; portavit illud ventus in ventre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis.

« È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli di una sola cosa. E poiché tutte le cose sono e provengono da una sola, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande ingegno. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te. Questa è la forte fortezza di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell’operazione del Sole. »Table_Emeraude_Chrysogonus La Tavola di smeraldo, versione latina dal De Alchimia, pubblicato a Norimberga nel 1541.

Il testo, originariamente inciso su una lastra di smeraldo, è stato tradotto dall’arabo al latino nel 1250 e lo si attribuisce a Ermete Trismegisto (citato, per altro, nel testo).

Ermete Trismegisto significa letteralmente «Ermes il tre volte grandissimo». Con questo nome si voleva assimilare Ermete, dio greco del logos e della comunicazione, a Thot, dio egizio delle lettere, dei numeri e della geometria. Essendo costume degli egizi iterare l’aggettivo «grande» davanti al nome delle divinità, Ermete era quindi appunto indicato come il “grandissimo” per tre volte (tris-megisto).

La tradizione vuole che l’autore avesse inciso le parole della Tavola su una lastra verde di smeraldo con la punta di un diamante, e che Sara, moglie di Abramo, l’avesse in seguito rinvenuta all’interno della tomba di quest’ultimo (altre versioni indicano come scopritore Apollonio di Tiana o Alessandro il Grande).

Si tratta dunque del testo cardine di quel complesso di dottrine mistico-religiose e filosofiche alle quali si affiancarono teorie astrologiche di origine semita, e di elementi della filosofia di ispirazione platonica e pitagorica, credenze gnostiche e antiche procedure magiche egizie espresse dall’Ermetismo stesso. E’ descritta ad esempio l’arte della telestiké cioè di richiamare o imprigionare gli angeli o i demoni all’interno di statue, con l’aiuto di erbe, gemme e profumi; sono descritti anche i metodi per far parlare e profetizzare tali figure. In altri papiri vi sono formule per costruire artefatti ed animarli.Smaragdtafel_-_Amphitheatrum_sapientiae_aeternae Illustrazione della Tavola di smeraldo dal libro di Heinrich Khunrath Amphitheatrum sapientiae aeternae(1606).

Tema centrale dei testi ermetici è dunque il rapporto tra l’uomo e un Dio che sfugge nella sua totale trascendenza all’intelletto umano. L’uomo può cogliere l’essenza divina tramite la gnosi, un processo di natura sovrarazionale dovuto all’illuminazione proveniente da Dio che conduce l’uomo all’estasi e al ritorno dell’anima al suo creatore.

Un’altra via, indiretta questa, per la conoscenza di Dio è costituita dalle tracce, le vestigia, che Dio ha lasciato nella creazione della natura. In quel mondo materiale dove l’uomo per il suo peccato è caduto,  e da dove, per la sua natura originaria divina, può compiere la sua risalita verso il creatore. Ma non tutti potranno realizzare il loro divino destino: solo pochi eletti, in grado di abbandonare ogni richiamo della carne e della materialità, saranno in grado di tornare a Dio.

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